L’ENNESIMO MISTERO NEL CASO DI GIULIO REGENI – LA FAMIGLIA DEL RICERCATORE ITALIANO UCCISO IN EGITTO NON RICONOSCE LA SUA SCRITTURA NEGLI ULTIMI APPUNTI A LUI ATTRIBUITI E ALLEGATI AGLI ATTI DELL’INCHIESTA – NEI DOCUMENTI, ACCANTO ALLE PAROLE SCRITTE IN ITALIANO, C’E’ ANCHE LA TRADUZIONE IN ARABO. PERCHÉ GIULIO AVREBBE SCRITTO E TRADOTTO QUELLE PAROLE POCO PRIMA DI MORIRE? – IL MISTERO: L’AMBASCIATORE ITALIANO AL CAIRO AVEVA AVVERTITO PALAZZO CHIGI DELLA SCOMPARSA DI REGENI IL 28 GENNAIO 2016, MA RENZI, ALL’EPOCA CAPO DEL GOVERNO, DISSE CHE SEPPE DEL CASO SOLO IL 31 GENNAIO...

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Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per "La Repubblica"

 

appunti attribuiti a giulio regeni

Spia. Torture. Morte. Appunti con parole scritte in italiano, e accanto la traduzione in arabo. Un presagio, letto oggi. Un dettaglio ancora più inquietante se guardato con la lente della famiglia che, in quelle quattro pagine di appunti, non riconosce la scrittura di suo figlio.

 

Nel processo per il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni emerge un nuovo, inquietante particolare: negli atti allegati all’inchiesta c’è infatti un documento — che oggi Report, su Rai 3 alle 20.55, in un servizio a firma di Daniele Autieri, mostrerà per la prima volta — apparentemente innocuo ma che potrebbe raccontare una storia diversa.

 

Perché Giulio aveva scritto e tradotto quelle parole, apparentemente scollegate tra loro, poco prima di morire? E soprattutto: è stato lui a farlo? «Sicuramente in italiano non è la grafia di Giulio e quindi non ci spieghiamo come siano lì» spiega l’avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini ai microfoni di Report. Qualcuno deve averle quindi scritte. Ma chi? E soprattutto quando? Prima del rapimento o dopo? E ancora: qualcuno che gli faceva ripetizioni di arabo voleva mandargli un messaggio?

giulio regeni 1

 

È un mistero in una storia che continua ad avere ancora molti buchi neri. Seppur nella ricostruzione precisa che la procura di Roma ha fatto e che ora sta emergendo nelle aule del tribunale, la dinamica delle cose sembra essere abbastanza chiara.

 

Pur mancando ancora un movente chiaro e soprattutto mancando il vero mandante. Certo, Giulio era circondato da persone che lo hanno tradito. Noura Wahby, la sua migliore amica egiziana: ricercatrice come lui a Cambridge, è lei che gli apre le porte del Cairo, è lei che lo accompagna nei passi della sua ricerca sui sindacati del Cairo che la professoressa Maha Abdelrahman, la sua tutor di Cambridge, gli aveva commissionato come progetto di ricerca.

 

i genitori di giulio regeni e la sorella irene manifestano a roma prima dell'inizio del processo sulla morte del figlio 3

È Noura, hanno ricostruito le indagini italiane, ad avere contatti, per il tramite di una terza persona, nei giorni precedenti alla scomparsa di Giulio con alcuni agenti della National security. È Noura, nelle ore immediatamente successive alla sparizione del ricercatore italiano, a muoversi e a suggerire di contattare immediatamente i Servizi egiziani. Forse provando anche a depistare. […]

 

A proposito di traditori, un ruolo lo ha avuto sicuramente anche il coinquilino di Giulio, l’avvocato Mohamed Khaled El Sayyad. È in contatto con agenti della National Security, prima dello scomparsa. E anche dopo: quando apre casa di Giulio. In casa ci sono anche i genitori, Paola e Claudio. E a tradirlo è stato Mohammed Abdallah, il sindacalista a cui Giulio — indirizzato da Oda Kamel — si rivolge per la sua ricerca.

RABAB EL MAHDI TUTOR DI GIULIO REGENI AL CAIRO

 

E che poi si traveste da spia per conto della National security, registrando un loro incontro: «Capo — dice, mentre prova a togliersi i microfoni nascosti, al termine del famoso video raccontato da Repubblica negli anni scorsi e che oggi Report propone integralmente — vorrei che qualcuno mi chiamasse per spiegarmi su cosa fare con questo coso. Ho paura di chiuderlo e di cancellare qualcosa. Voglio sapere se devo chiuderlo».  […]

 

A proposito dell’indagine: agli atti — come mostrerà stasera Report — c’è anche il documento lanciato dall’allora ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, nel quale si lancia l’allarme per la sparizione di Regeni il 28 gennaio.

 

Giulio Regeni

Tra i destinatari, con la dicitura «Urgente», c’è anche la presidenza de Consiglio. Ma l’allora premier, Matteo Renzi, ha sempre raccontato di aver saputo della scomparsa del ragazzo soltanto il 31 gennaio. «Se lo avessi saputo prima, avrei potuto fare qualcosa di più per salvarlo» ha detto. Ecco, ma perché allora dal 28 al 31 nessuno lo ha informato?

Abdel Fattah al Sisi e Matteo Renzi
giulio regeni
Matteo Renzi Abdel Fattah al Sisi
giulio regeni